Progetto Ulisse
2021/2022
4B Arti Figurative, Liceo "M. Buniva"
Cecilia Gurrieri, Carola Cilla, Noemi Bordunale
Nube

“Nube, spazio informe eterogeneo interattivo contenente dipinti, emanante suoni, registrante film”

Questa frase è una presentazione della nostra idea condensata in undici parole, tralasciando solo le sue caratteristiche più essenziali.

In ancora meno parole: Nube, un’allegoria del caos.

(Questo ultimo termine però, non va inteso solamente con la connotazione negativa che solitamente vi si associa, ma con il suo significato universale e oggettivo, comprendente quindi tutto lo spettro di emozioni che sia capace di scaturire).

Essa è un’installazione con lo scopo di impersonare un’intera nuova dimensione, dove le leggi logiche del mondo quotidiano che conosciamo meglio possono fingere di sospendersi per un momento e possono gravitare attorno alla sensazione di partecipare in un’entità libera e turbolenta tanto quanto una nuvola.

Rappresenta in effetti un ritratto del concetto di caos, un raccoglimento e uno spazio espressivo che sia accessibile, tangibile e partecipabile dai suoi utenti.

Una specie di bolla nel cui interno esiste una dimensione alternativa caratterizzata da un’atmosfera di puro disordine, anarchia e totale follia, di cui lo spettatore prende parte in prima persona a partire dal momento in cui vi ci mette piede.

Conoscerà un paesaggio bizzarro, inusuale e volutamente inquietante, uno spazio che non racconta una sola e semplice storia ma che assomiglia di più a una matassa indefinita di ogni filo esistente, un luogo in cui la forza dominante è esclusivamente una manifestazione della onnipossibilità più totale, contrapposta al cosmos.

Sentirà il tema dell’opera che lo pervade e gli dona una sensazione di alienazione, di contatto con una forza naturale primaria pur espressa da un operato artificiale, non lontana dal mondo conosciuto.

Lo si invita a contemplare la sovversione temporanea degli schemi e delle convenzioni estetiche che lo caratterizzano, e a trovarci un fascino complementare a quello che si prova nell’osservare gli artefatti puliti e ordinati presenti nella mostra all’interno delle sale vicine.

 

L’ambiente in cui risiede la Nube è il bosco di bambù del castello: un luogo aperto, vivace, ricco di forme organiche e a contatto con gli elementi naturali.

Un ambiente già fitto che ha il potenziale di diventare ancora più intenso, saturo e confuso tramite il nostro operato.

Abbiamo quindi composto l’installazione con vari oggetti decontestualizzati che potrebbero essere percepiti e interpretati in qualunque modo, ma il vero e principale motivo per cui si trovano lì è che esistono.

(Tutti in passato sono stati allo stesso modo materia cosmica, e tale ritorneranno)

Insieme ad essi sono esposte varie opere pittoriche (e non) con lo scopo di narrare molteplici e differenti visioni personali del caos da parte delle artiste, descrivendo in modi variegati ciò che proviamo e proiettando la mente dell’osservatore all’interno di nuove e particolari sfaccettature del tema.

“Nelle viscere del caos non si può che trovare infinitamente altro caos”

Ma senza movimento nulla di ciò potrebbe esistere: è provocato da niente di meno che tutte le persone che la visiteranno, insieme a tutti i suoni prodotti dall’ambiente e da alcuni speaker sparsi nei dintorni.

Loro sono avvisate da un cartello posto all’entrata di come una volta messo piede all’interno dell’installazione diverranno loro stesse parte del caos, e questo lo potranno fare in piena libertà e in qualunque modo riescano a desiderare.

All’interno dell’anarchica Nube tutto è permesso eccetto appropriarsi degli oggetti ivi esposti: la possibilità di estrarvi degli elementi e portarli nel cosmos ne distruggerebbe il significato.

Per quanto è caotica l’opera così è possibile che siano anche i sentimenti dei suoi visitatori, ma la cosa piú importante è che almeno per un momento si possano sentire immedesimati, parte integrante e agenti primari dell’opera: vedere l’uomo come una nuova manifestazione del caos.